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I Tarocchi hanno fatto la loro prima apparizione nella mia vita all’inizio del mio percorso di crescita spirituale, quando mi è stato consigliato di iniziare a utilizzarli, insieme alle Rune, per andare a riscoprire le mie radici animiche e i miei talenti.

Il mio primo approccio a questo grande strumento è stato filtrato dalle mie pesanti resistenze, frutto dei condizionamenti culturali e familiari in merito.

Se anche tu fai parte di quello sconfinato numero di persone che non li conoscono, che li rifiutano, li temono, li svalutano o li criticano, dammi la possibilità di parlartene secondo la mia prospettiva

L’origine, il significato e lo scopo dei Tarocchi rimangono ancora oggi avvolti nel mistero, nonostante attualmente l’interesse nei loro confronti sia probabilmente più vivo di quanto lo sia stato in altre epoche storiche.

Tale fenomeno si inserisce all’interno di quello più ampio dell’interesse crescente nei confronti dei sistemi di divinazione e dell’esoterismo.

Molte persone si avvicinano ai Tarocchi con la convinzione che, loro tramite, possano ottenere la predizione di quello che accadrà nel loro futuro, degli sviluppi della loro storia d’amore o della propria situazione lavorativa, economica e finanziaria.

I Tarocchi, tuttavia, al pari degli altri sistemi di divinazione, sono carichi di una sacralità e una potenza ben lontani dalla mera previsione del futuro.

Benché sia possibile, consultandoli, avere un’idea dei possibili futuri che si aprano davanti a se stessi, ciò accade in quanto è l’essere umano l’artefice del proprio Destino, che viene plasmato attraverso le proprie matrici energetiche e i contenuti del proprio inconscio.

Ed invero, ridurre la consultazione dei Tarocchi ad un mero esercizio di cartomanzia è molto poco nobile e, a mio parere, anche triste, dal momento che essi offrono la possibilità di guardare dentro se stessi e comunicare con il vero Sé che è dentro ognuno di noi.

L’uso dei tarocchi per formulare domande su eventi futuri degrada il loro scopo e, anche, il loro significato originario.

I sistemi di divinazione sono sorti, nei tempi antichi, per rivolgere domande alle forze invisibili, dentro e fuori se stessi, a cui veniva dato il nome di Dèi.

Tanto ci sarebbe da argomentare circa questi “dentro” e “fuori” e la loro connessione con gli Dèi percepiti dagli antichi e, benchè non sia questa la sede adatta, non si può trascurare la considerazione dell’esistenza di tali forze anche ai fini della comprensione di cosa accade davvero durante una lettura di Tarocchi seria e fatta bene.

Considerare che entrino in gioco Forze più grandi di noi, dove per noi intendo quello che generalmente crediamo di essere, è il presupposto fondamentale, anche, un pretesto per consentire a se stessi un’apertura che può portare ad un’espansione sia della mente che del cuore.

Ne parlerò sicuramente in un separato post!

Sull’ origine dei Tarocchi sono state formulate nel tempo numerosissime teorie, ciò nonostante ancora oggi essa rimane avvolta nel mistero.

Non mi soffermo sulle varie tesi secondo le quali siano nati nell’Italia rinascimentale o nel sud della Francia intorno all’anno mille o quelle sulla loro origine gitana o, ancora, egizia o assira.

Tra le ipotesi che mi affascinano maggiormente vi è quella che ritiene che le carte dei Tarocchi fossero, originariamente, simboli derivati dagli antichi sistemi misterici e che vi sia, dunque, un nesso tra gli Arcani Maggiori e l’insegnamento esoterico degli antichi Misteri.

Trattandosi di simboli pittorici, rappresentano la verità sotto molti aspetti e, soprattutto, su diversi piani di pensiero.

Il simbolo, per definizione, ha la caratteristica di comunicare a persone diverse significati diversi e ognuno di questi significati sarà vero per ognuno dei diversi individui.

L’etimo della parola simbolo è nel greco συμβάλλω, che significa «mettere insieme, far coincidere», composto da σύν «insieme» e βάλλω  «gettare».

Il simbolo è, infatti, qualcosa la cui immagine è bene nota ma il cui significato si riesce a comprendere pienamente soltanto connettendosi con una parte di sé Altra ed avendo accesso ad un’energia che se ne trae e di cui i simboli stessi sono, pertanto, veicoli.

I Tarocchi, in quanto simboli, sono, quindi, dei tramiti, dei Ponti, che consentono di accedere a funzioni trascendenti, rendendo se stessi canali, strumenti, veicoli di informazioni ed energia provenienti dall’Oltre.

La lettura dei Tarocchi non può che essere, pertanto, che una lettura intuitiva, che va al di là dei significati tradizionalmente attribuiti ad ogni carta, che vanno, comunque, conosciuti.

Diversi sono i nomi con cui li si chiama: Lame, Trionfi, Arcani, Carte e Tarocchi. Quest’ultimo è sicuramente il termine con cui sono più conosciuti e anche sull’origine del nome diverse sono le teorie.

Antoine Court de Gèbelin sosteneva che potesse derivare da Taros o da Tarosh, parole egizie che volevano dire TA (strada-sentiero) e RO-ROS-ROG ( re-reale). Richiamò anche la parola AROSH, divisibile nelle sillabe A (dottrina o scienza) e ROSH ( mercurio) e, per tale motivo, si annovera tra coloro che ipotizzano la loro origine nell’antico Egitto.

Eliphas Levi, invece, credeva che la parola derivasse da La Torah e sosteneva che i 22 Arcani Maggiori fossero 22 come le lettere dell’alfabeto ebraico.

Altri hanno ipotizzato che la parola TARO potesse essere l’anagramma di ROTA (ruota), inclusa nell’espressione rosa-crociana rota mundi (ruota dell’universo).

Si è anche affermata la derivazione dall’arabo TARIQA, che significa “corso della vita, via percorsa dai viaggiatori, modo di vivere” e dall’ hindu TARU da cui deriverebbe anche l’ungherese TOROK (mazzo di carte) e che rimanda anche a una possibile associazione con TARA, l’incarnazione della saggezza nel sistema religioso tibetano.

Soltanto queste suggestioni dovrebbero far comprendere che non ci si trovi davanti ad un semplice mazzo di carte da gioco o predizione del futuro!

Avvolta nel mistero è anche la loro origine e la sua finalità.

Come dicevo, innumerevoli sono le teorie che sono state elaborate nel corso del tempo e che collocano la loro nascita presso gli Assiri, nell’antico Egitto, tra i Gitani, nell’Italia rinascimentale o nel sud della Francia.

Ciò che è indiscusso è che essi siano detentori di una antica saggezza che li rende attuali e utili in ogni tempo e luogo.

Molti esoteristi hanno voluto vedere in questi simboli un percorso iniziatico volutamente criptato.

È nota una curiosa leggenda sulla loro origine, contenuta nel libro “How to understand the Tarot” di Frank Lind: <<Quando in tempi immensamente remoti i Guardiani della Dottrina Segreta e gli iniziati depositari dei Misteri occulti si resero conto che si avvicinava un tempo in cui tutti i loro insegnamenti sarebbero andati persi, cercarono un modo per salvare i principi essenziali della loro conoscenza sacra. I membri del Consiglio proposero varie soluzioni: “dipingiamo i testi degli assiomi sulle pareti di un tempio solido e antico”, suggerì il primo; ma gli altri conclusero che anche la costruzione più solida e forte non avrebbe resistito alle forze distruttive degli invasori e delle intemperie; “incidiamo gli assiomi su delle lamine di un metallo resistente” propose il secondo e gli altri obiettarono che se fosse stato prezioso avrebbe attirato i ladri e, diversamente, si sarebbe arrugginito; il terzo allora disse “affidiamo gli Arcani a un uomo semplice e virtuoso che difenderà e trasmetterà il segreto in punto di morire a un altro uomo semplice e virtuoso; ” tutti allora ragionarono sul fatto che la vera semplicità è rara e la virtù è accessibile alla tentazione. Mentre discutevano il più giovane degli adepti prese la parola e disse: “approfittiamo allora dei vizi, dei peccati e delle passioni malvagie dell’uomo per conservare la nostra ricchezza, esprimiamoli simbolicamente per mezzo di figure innocenti che, moltiplicate all’infinito, sazieranno la brama del gioco dell’uomo; affidiamo alle forze del male la conservazione dei semi della virtù che porta con sè la certezza delle salvezza e del bene del mondo”. Tutti approvarono la scelta saggia del giovane adepto e così nacquero i Tarocchi>>.

Si tratta di una mera leggenda ma l’idea di cui si fa portatrice può non essere molto lontana dalla realtà dei fatti.

Anche Alejandro Jodorowsky, nel suo libro “La Via dei Tarocchi”, in riferimento alla loro origine, dopo aver sostenuto che in essi vi si possano riscontrare simboli musulmani, cabalistici e cristiani, afferma: “è probabile che un gruppo di saggi appartenenti a tutte e tre le credenze, intuendo la decadenza della propria religione che, per la sete di potere, avrebbe inevitabilmente condotto all’odio tra le sette e all’oblio della tradizione sacra, abbia concordato di depositare la conoscenza in un umile mazzo di carte, per preservarla e tenerla nascosta, affinchè potesse attraversare le tenebre della storia e arrivare in un lontano futuro dove esseri con un elevato livello di coscienza avrebbero decifrato il suo meraviglioso messaggio”.

Ancora, René Guénon, sostiene, in “Simboli della coscienza sacra, che: “Il popolo conserva, così, senza comprenderli, i frantumi di tradizioni antiche ì, risalenti a volte anche a un passato talmente lontano che sarebbe impossibile determinarlo” e “esso svolge in tal modo la funzione di una specie di memoria collettiva più o meno subconscia, il cui contenuto, una quantità considerevole di dati di ordine esoterico, è manifestamente venuto da un’altra parte”.

In termini simili si sono espressi o anche Court de Gébelin ed Eliphas Lévi.

Il primo parlava dei Tarocchi sostenendo: “Se sentissimo annunciare che esiste ancora un’opera degli antichi Egizi, un libro sfuggito agli incendi che distrussero le loro magnifiche biblioteche e contenente il loro insegnamento incorrotto, su argomenti del genere più interessante, senza alcun dubbio ciascuno sarebbe ansioso di conoscere un libro tanto straordinario; sarebbe certamente così. Ebbene, questo libro dell’antico Egitto è il gioco dei tarocchi: lo possediamo sotto forma di carte”.

Eliphas Lévi., nella sua opera “Magia trascendente”, parimenti afferma: “Esiste poi un’altra opera, ma, per quanto in un certo senso sia popolarissima e si possa trovare dovunque, è la più occulta e sconosciuta, perché è la chiave del resto. È sempre ben in vista, senza che il pubblico la conosca; nessuno ne sospetta l’esistenza e nessuno si sogna di cercarla dove è realmente … in verità è un’opera monumentale ed eccezionale, forte e semplice come l’architettura delle piramidi e quindi duratura come queste; un libro che è il compendio di tutte le scienze, che può risolvere tutti i problemi con le sue infinite combinazioni, che parla evocando il pensiero, ispira ogni possibile concezione ed è forse il capolavoro della mente umana. Deve venire indiscutibilmente considerato uno dei doni più grandi lasciatici in eredità dagli antichi”.

Anche P.D. Ouspensky, nel libro Il Simbolismo dei Tarocchi, scrive: “Qualcosa di simile ai tarocchi esiste anche in India e in Cina, quindi non possiamo pensare che tali sistemi siano stati creati in Europa nel Medioevo; inoltre, sono evidentemente collegati agli Antichi Misteri e alle Iniziazioni egizie. Per quanto la loro origine sia perduta nell’oblio e lo scopo del loro autore, o autori, sia del tutto sconosciuto, senza alcun dubbio si tratta del più completo codice del simbolismo ermetico da noi posseduto”.

Quest’opera monumentale, come è stata definita, non può, quindi, essere ridotta a una semplice predizione del futuro.

Io ritengo che vi siano due modi per approcciarvisi, corrispondenti a due distinte, seppur connesse, finalità.

Il primo è considerandoli un percorso iniziatico e uno strumento per avvicinarsi ai mondi altri che esistono al di là del nostro.

Il secondo, che, probabilmente, è più alla portata di tutti o, meglio, di molti, è vedendoli come uno strumento di introspezione, auto-osservazione e un valido alleato nel percorso di crescita interiore e spirituale.

È a questo secondo fine che li utilizzo nelle mie letture e sessioni individuali con le persone che si rivolgono a me.

Se vuoi sperimentarne una delle due, sarà un piacere per me poterti accompagnare nel viaggio di scoperta di te stesso, viaggio che, ogni volta, è entusiasmante ed arricchente anche per me.

Se vuoi lavorare su questi temi, nella sezione Cosa posso fare per te trovi diverse tipologie di strumenti e proposte.
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Vera Nika

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