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Oggi scrivo un post insolito per me, insolito in riferimento alla modalità di scrittura.
Solitamente la mia è una scrittura che non è ragionata, scrivo di getto, quello che arriva, senza pensare al contenuto nè a come formulerò le frasi.
Questo è un post diverso.
È un post in cui voglio spiegarti cos’è per me la canalizzazione e come funziona per me.
Anche adesso non so ancora cosa sto per scrivere nè come formulerò le frasi, ma so a grandi linee di cosa voglio parlare…e per me è complicato scrivere così.
Mi sa di maestrina..e non mi piace.
Non so come funzioni la canalizzazione per gli altri, nè per chi canalizza in virtù di una capacità sorta spontaneamente nè per chi lo fa dopo aver seguito scuole triennali o corsi di tre ore.
So come funziona per me e ci ho impiegato un bel po di tempo per fare pace con l’accettazione del fatto che non fosse importante che la mia modalità fosse corretta.
Per me è come assistere al fatto che nel mio petto si apre una grande finestra e arrivano le informazioni con una certezza assoluta, che non lascia minimamente spazio al dubbio.
Nel momento in cui si apre la finestra vengo investita da un calore avvolgente e ho anche la sensazione di sollevarmi da terra e fluttuare.
Se faccio attenzione, succede anche un altro fenomeno: entra in scena una me che nello scorrere della quotidianità non c’è, ma che conosco molto bene.
In effetti io sono anche quella.
Io non canalizzo Arcangeli o Esseri Stellari…o almeno, se accade, non si sono mai presentati!
Canalizzo me stessa, la mia Anima…e non mi importa di canalizzare Altro.
Non perché li snobbi, ma perché è giusto così.
Canalizzare per me è aprirmi alla Verità che sfugge nella vita ordinaria e quotidiana e di certo la parte di me più elevata è e deve essere il mio referente.
Quando mi metto al Servizio delle persone che si rivolgono a me, chi canalizzo allora?
Sempre la mia Anima o la loro?
Non c’è nessuna differenza!
E, in tutta sincerità, ritengo anche che non ci sia differenza nel canalizzare l’Anima o l’Arcangelo o le Guide.
Sono termini e definizioni, ognuno, nell’usarli, si rivolge a un ventaglio di significati, esperienze e dimensioni che hanno valore e rilevanza per se stesso…non possono che essere personali.
Che cos’è il Divino?
È un’esperienza personalissima.
Non potremo mai essere d’accordo su cosa sia in assoluto.
Io non simpatizzo tanto per gli esperti di esoterismo, che ritengono che la loro verità sia l’unica e la più corretta.
Non sono d’accordo con chi crede di avere le sole risposte e le ritiene inconfutabili, perché le ha studiate facendo appello agli esperti di esoterismo più qualificati di altri.
Ma sulla base di quali parametri?
Ho studiato anch’io qualche testo blasonatissimo…e non mi ha convinta totalmente!
Quindi canalizzare la Guida, l’Arcangelo o il fratello stellare non lo ritengo di vitale importanza.
Non sono così sicura che avrebbe informazioni più rilevanti da darmi di quelle che potrebbe darmi la mia Anima.
Non sono sicura neanche del fatto che ci sia differenza tra Loro…e non perché ho studiato le dimensioni, i Piani e altri tecnicismi.
Non amo i tecnicismi.
Ritengo che rincorrendoli si rischi di rimanere incastrati nella forma e che il più delle volte questa forma sia sterile.
A volte leggo qualche canalizzazione altrui…devo dire che quasi sempre non mi convince, perché so distinguere bene quando a parlare è una mente.
Anche chi canalizza può lasciare che interferisca la mente a volte, per questo occorre grande umiltà e una enorme capacità di auto osservazione.
Io sono molto intransigente con me stessa, perché non voglio mai rischiare minimamente di ingannare me stessa e gli altri.
Non si tratta di insicurezza, nè di difficoltà a riconoscere le mie qualità, i miei doni e le mie capacità.
È rispetto, per Quel Sacro a cui mi rivolgo e che è Ció che di più caro e importante ho nella Vita.
È anche umiltà…e so bene che possa sembrare strano riconoscere a se stessi l’umiltà..sembra un atteggiamento da spaccone, ma non lo è.
Lo riconosco, perché ho impiegato tanti anni per comprendere che fosse umiltà e non insicurezza e, soprattutto, perché ne riconosco il valore e l’importanza e, quindi, credo sia importante che chi legge faccia questa distinzione in riferimento a se stesso.
Tornando alla canalizzazione, per me non è un’attività.
Non è qualcosa che faccio, credo non sia neanche un dono o un talento.
È quello che sono.
È il mio modo di stare al mondo.
Quella finestra di cui parlavo in realtà è sempre aperta…semplicemente a volte si spalanca maggiormente.
Sto scrivendo questo post, in realtà, perché ho compreso, dopo ben 38 anni di vita quaggiù, che quello che mi ha sempre spaventata nella vita è stato il timore di dover chiudere quella finestra, per entrare a far parte del mondo.
Giorni fa scrivevo del fatto che ho sempre percepito il mondo esterno, con le sue istituzioni, come una zampa piena di artigli, in grado di strapparmi da me stessa.
È stata questa la mia paura, quella di dover chiudere quella finestra, per dover entrare nel mondo.
Quella di non poter essere me stessa, per dovermi occupare delle faccende del mondo.
Credo si possa sintetizzare come paura/difficoltà con l’incarnazione e risale a tantissimo tempo fa.
Mi vedo, mentre arrivo sulla Terra e mi volto indietro, timorosa di avanzare e dover lasciare l’Oltre.
La prima volta che ho avuto questa paura è stata quando dovevo andare all’asilo…non ci sono andata, infatti.
Volevo starmene nel mio mondo, con i miei amici invisibili.
E anche adesso sto con loro, con l’unica differenza che non li vedo più, ancora, li sento soltanto.
Ma come?
Ma non canalizzavo la mia Anima?
Chi sono ora questi amici invisibili!?
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